Stupri, violenze, denaro e se**o: che cosa hanno in comune tutte queste cose?
Chi mi segue da tempo ricorderà molto bene i miei discorsi su questo argomento, in particolare l’ipotesi concordata da vari esperti sull’aumento della violenza seguita da un abbassamento dell’età di coloro che perpetrano l’atto. A riprova di ciò, i fatti accaduti qualche giorno fa a Palermo sono l’ennesima conferma di una società che sta andando alla deriva. Perché la leggerezza, la mancanza di empatia e di regole stanno deviando il comportamento non solo della generazione Z, ma anche delle precedenti!
Vi basterà scorrere le notizie online per comprendere la gravità dei fatti che, negli ultimi mesi, stanno disorientando sempre di più la popolazione: sui treni, nelle piazze, in luoghi pubblici o privati, davanti agli occhi di testimoni che, nell’indifferenza, proseguono il loro cammino. Milano, Torino, Bologna, Palermo: queste sono solo alcune delle città protagoniste di questi atti osceni e riprovevoli.
Ma perché tutti questi fatti dovrebbero, oltre che disgustarci, farci riflettere? E cosa c’entra tutto questo con la regressione culturale?
Partiamo dal principio.
Quando parlo di regressione intendo tutta una serie di fattori che, in qualche modo, hanno spinto vecchie e nuove generazioni ad abbandonare l’informazione, la lettura, la cultura sostituendole con intrattenimento digitale di dubbio gusto. Nonostante ciò, per comprendere a pieno questo fenomeno occorre delineare alcuni fattori:
- economici: l’aumento dei costi e la mancanza di lavoro ha portato sempre più persone a fare i conti con la povertà. Questo, semplificando all’estremo, comporta un innalzamento dello stress con conseguente crollo psicologico. Dunque, se il soggetto in questione fa un lavoro che non lo appaga ricevendo inoltre un salario ridicolo sarà molto più propenso a scegliere un’altra via: quella che, in poco tempo, gli darà la soddisfazione economica (ma non sicuramente psicologica) desiderata. E sto parlando di OF.
- Soldi e se**o: il por**o fai da te. La ricetta è molto semplice: ti basta un telefono e una connessione internet, e il gioco è fatto. Quando nemmeno la laurea ti permette di ricoprire un ruolo dignitoso, non ti resta che puntare tutto su quello che agli occhi del mondo resta il mestiere più vecchio, ma anche il più redditizio.
- Istruzione e cultura: quando studiare non solo ti porta via tempo, soldi ed energie ma ti dà in cambio solo un gran calcio nel sedere chiamato stage non retribuito o tirocinio formativo, appare abbastanza ovvia la ricerca di un posto differente. Così, i libri vengono sostituiti dalla ricerca di soldi sporchi, ma soprattutto facili.
- Social: la vetrina perfetta! Like, share, condivisioni e il vostro volto ovunque. Cosa non faresti per essere notato?
- Violenza: povertà, involuzione, social, soldi facili e ignoranza creano così un cocktail micidiale. Uno di quelli in grado di rivoluzionare per sempre il vostro io rendendovi schiavi della vostra arroganza e prigionieri del vostro ego.
Studiare il passato e la storia di numerosi Serial Killer ci ha permesso di mettere a nudo la cruda realtà nascosta all’interno dell’ambiente familiare, spesso brutale e disfunzionale. La stessa che ha innescato quel meccanismo perverso che, oggi, ritroviamo all’interno di numerosi casi di cronaca.
Dobbiamo, insomma, fare i conti con tutta una serie di fattori, all’apparenza insignificanti e sconnessi fra loro, capaci di dare inizio ad una reazione a catena di eventi crudeli.
Per questo, quando si parla di violenza se***ale, si commette spesso l’errore di focalizzarsi solo sul se**o tralasciando elementi essenziali, gli stessi che, se uniti, portano inequivocabilmente a un unico finale: arroganza e depravazione.
La violenza, come ho detto precedentemente, deriva in qualche modo da una mancanza, sia essa economica, culturale o familiare. Diversi psicologi hanno affermato la correlazione tra questi elementi e gli omicidi o gli stupri. Lo studio del criminal profiling, in aggiunta, ha dato modo di studiare il passato e la storia dei soggetti ritenuti violenti. Questo lento e silenzioso declino, economico e sociale, ha come effetto principale quello di scatenare una lenta e degradante violenza fisica e psicologica. Individui sempre più giovani sembrano spinti da un irrefrenabile impulso che li porta a essere sempre più simili alle bestie, disumanizzandoli.
Ma perché la sessualità, nella sua forma più estrema, alimenta questo tipo di azioni?
L’eccitamento se***ale attiva il circuito della dopamina nel cervello. Lo stesso effetto, ad esempio, lo riscontriamo quando beviamo il caffè, mangiamo cioccolato o assumiamo droghe.
“Soprattutto quando ci innamoriamo, siamo una fabbrica di ormoni e neurotrasmettitori – dopamina, noradrenalina, serotonina, ecc. – che agiscono come droghe naturali. Sono quelle che possono farci sentire in paradiso oppure, come ci hanno raccontato i poeti, farci soffrire le pene dell’inferno.”
“Tra i tanti studi, uno dei più famosi è quello di Helen Fisher e del suo team della Stony Brook University di New York. Esaminando il cervello di 37 innamorati, Fisher ha riscontrato che si verificava un’ondata di attività in una minuscola zona alla base del cervello, detta area tegmentale ventrale: qui alcune cellule sono specializzate nella produzione di dopamina, uno stimolante naturale. La studiosa ha spiegato che si tratta proprio della stessa zona che si “accende” quando l’assunzione di cocaina provoca euforia.” (Focus)
Dal punto di vista fisiologico, dunque, una bella scarica di adrenalina, ma quando tutto questo può diventare nocivo e suscitare in noi un desiderio oscuro e violento? Vi do una buona notizia: da solo questo fattore non potrà mai nuocere nessuno di noi. Eccitarsi, infatti, è una cosa del tutto naturale e innocua. Il problema sorge quando, a questo fattore, aggiungiamo tutta quella serie di elementi che ho precedentemente elencato. La povertà, l’ignoranza, la regressione culturale e la visione del se**o non più come unione di amore e sentimento, ma come scambio di piacere-denaro, come visione di oggetto carnale nel senso più viscerale del termine, innesca un meccanismo molto difficile da controllare che spesso sfocia, appunto, nella violenza.
Negli ultimi mesi ho visionato centinaia di video in cui i giovanissimi raccontavano della loro esperienza su “OF”. In particolare, mi sono soffermata sui vari pensieri che gli adolescenti avevano non solo della piattaforma, ma anche sul se**o, inoltre ho prestato particolare attenzione a cosa dicevano i genitori o familiari in proposito. Il risultato è stato scioccante: la maggior parte dei teenager ha confidato di non avere l’approvazione dei genitori, ma ha anche asserito di non aver mai ricevuto nemmeno un divieto esplicito. I soldi, dunque, sembrano prevalere sul senso civico e genitoriale di questi soggetti che, al posto di porsi due domande sulla ripercussione fisica e mentale dei propri ragazzi, preferiscono dichiararsi “genitori moderni” accettando in silenzio di vedere i propri figli scannerizzati e ceduti al miglior offerente.
Perché qui non si tratta di “una foto sexy” o “un video provocante”, ma del piacere sessuale che viene costantemente confuso con desiderio carnale da soddisfare. Se, infatti, io minorenne inizio anche solo a pensare che questo genere di cose rientrino nella normalità, ecco che avrò una visione del mio corpo e del se**o in generale come un qualcosa che posso mostrare, cedere o scambiare. Qui non si tratta di fare i puritani o casti della situazione, ma semplicemente mostrare apertamente, senza filtri, le ripercussioni che tutto questo causa alla nostra mente e al nostro modo di vedere le cose.
Adesso che ho spiegato (in maniera molto riduttiva) da cosa scaturisce tutta questa violenza, cerchiamo di far luce su quest’ultimo e logorante episodio di violenza sessuale di gruppo. Avrete letto la notizia: (qui trovate un breve riassunto).
“Tu falla ubriacare che al resto pensiamo noi”
Questa, una delle tante frasi shock pronunciate dai ragazzi poco prima della violenza. Una diciannovenne spogliata di ogni cosa, lasciata sola nelle mani di 7 mostri, perché di questo si tratta, che hanno bramato e poi efferato la violenza. Sette stupratori tra i 19 e i 22 anni, sette giovanissimi, ragazzi “apparentemente” normali. Giovani in branco, pieni e fieri della loro arroganza, tengono tra le mani un oggetto, un pezzo di carne che ha perso i sensi. Picchiata, immobilizzata, derisa e privata di ogni diritto umano. Segni indelebili sul suo corpo vengono esaminati successivamente dal medico che, nell’orrore del fatto, resta senza parole.
Come può una persona non provare alcun rimorso? Persino dopo il fatto, l’unico pensiero per i violentatori è stato quello di vendicarsi della “cagna” che ha osato denunciarli.
La risposta, come sempre, la troviamo all’interno del nucleo familiare. Dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni rese alla Polizia locale, infatti, una delle mamme non solo avrebbe definito la vittima “una poco di buono”, ma addirittura avrebbe permesso al figlio di nascondere le varie prove (tra cui un telefono cellulare contenente altri video a testimonianza dello stupro). Genitori che difendono i figli davanti a tutto e tutti. Non importa la gravità di un fatto, il proprio figlio non si tocca, non si sgrida, non si punisce. Davanti all’evidenza più eclatante diventano ciechi, sordi e succubi di mostri dal viso d’angelo, bulli che con l’aiuto di altre donne rinnegano e violano il corpo di piccole adolescenti.
Una violenza nella violenza. Un atteggiamento che personalmente mi disgusta, ma che continua a non stupirmi proprio per i motivi di cui sopra. La mancanza di empatia deriva proprio dalla regressione culturale, dall’ineducazione, dalla mancanza di disciplina e rispetto delle regole. Una storia già vista, in epoche passate, ma che non trova giustificazione alcuna. Non esista pena, infatti, capace di rieducare un soggetto che ha osato infliggere tale mostruosità, ma esiste un modo per mettere un punto a tutto questo: partendo dalle fondamenta, come sempre.
Silvia Morreale
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