Si può arrivare a commettere un omicidio sotto l’effetto della manipolazione?
In un mondo in cui la comprensione della psiche umana continua ad affascinare e sfidare gli scienziati, gli esperimenti di Stanley Milgram e Derren Brown emergono come monumentali pilastri nel campo della psicologia sociale. La loro esplorazione nel labirinto dell’obbedienza e della manipolazione psicologica rivela aspetti inquietanti e profondamente radicati della natura umana, sottolineando la nostra suscettibilità alle pressioni sociali e all’autorità.
Entriamo nel vivo dell’esperimento!
“The Push”, ideato dal celebre illusionista britannico Derren Brown, ha messo in luce le complesse dinamiche della psicologia umana. In questo scenario, gli spettatori vengono trasportati all’interno della psiche di una persona comune, che viene sottoposta a una serie di sfide etiche e morali, con l’obiettivo finale di testare se sarà spinta a commettere un atto estremo, come quello dell’omicidio, sotto la pura e semplice pressione sociale.
L’esperimento si snoda attraverso una serie di eventi accuratamente pianificati, ciascuno progettato per intensificare gradualmente la pressione sul partecipante, portandolo a un punto di rottura psicologico.
“Quando siamo sotto pressione, spesso non vediamo le opzioni che abbiamo. La mente si chiude al cambiamento e questo è l’ingrediente principale nella manipolazione.”
Derren Brown
Questo esperimento trova le sue radici teoriche e metodologiche negli studi pionieristici di Stanley Milgram, uno psicologo statunitense che ha rivoluzionato la nostra comprensione circa l’obbedienza all’autorità. Nato nel 1933 a New York da una famiglia di origine ebraica, divenne professore presso due università prestigiose: Harvard e Yale. E fu proprio all’interno dei campus che, nel 1961, decise di ideare un progetto piuttosto ambizioso: comprendere i meccanismi psicologici dietro gli orrori dell’Olocausto. In particolare, voleva esplorare come fosse possibile che persone comuni potessero compiere omicidi violenti e atti riprovevoli, senza battere ciglio.
Ma in cosa consisteva questo esperimento?
Il test scientifico prevedeva il reclutamento di partecipanti, uomini tra i 20 e i 50 anni di varie estrazioni sociali, tramite annunci su giornali locali o inviti postali. Ai partecipanti veniva comunicato semplicemente che avrebbero preso parte a un semplice studio sulla memoria e sugli effetti dell’apprendimento, inoltre, alla fine della prova avrebbero ricevuto una somma di denaro.
La fase iniziale prevedeva l’assegnazione di due ruoli: quello dell’insegnante e quello dell’allievo. Ovviamente, questi compiti venivano assegnati tramite un sorteggio truccato in cui il soggetto convocato veniva sorteggiato come insegnante e il complice come allievo (questo ruolo, infatti, veniva svolto da un attore).
L’insegnante si trovava davanti a un quadro di controllo di un generatore di corrente con 30 interruttori, la cui tensione variava dai 15 ai 450 volt, con indicazioni crescenti dell’intensità della scossa. Il suo compito era quello di leggere coppie di parole all’allievo che doveva memorizzarle e ripeterle senza sbagliare. In caso di errore, infatti, l’insegnante avrebbe azionato il pulsante che somministrava una scossa elettrica, aumentandone l’intensità ad ogni errore successivo. L’allievo, durante il test, veniva legato a una sedia elettrica e fingeva di ricevere le scosse, reagendo in modo sempre più drammatico man mano che l’intensità apparente delle scosse aumentava.
Durante tutta la durata dell’esperimento, Milgram incitava l’insegnante a proseguire, nonostante le reazioni dell’allievo. La misura dell’obbedienza dell’insegnante veniva calcolata basandosi sul numero dell’ultimo interruttore utilizzato prima di interrompere definitivamente l’esperimento, oppure se decideva di procedere fino all’ultimo interruttore con il livello di scossa più elevato.
Il risultato fu sconvolgente!
Circa il 65% dei partecipanti continuò a somministrare le scosse fino al livello massimo, nonostante le urla fittizie di dolore delle vittime.
L’esperimento evidenziò un sorprendente grado di obbedienza da parte dei 40 partecipanti, gli stessi che erano disposti a violare i principi morali pur di seguire le istruzioni di una figura autoritaria, (in questo caso rappresentata dallo sperimentatore, ossia Milgram).
Questo fenomeno, secondo gli studiosi, è causato da tre fattori principali: la percezione di legittimità dell’autorità, l’adesione al sistema di autorità e le pressioni sociali. Il test ha anche mostrato come il grado di obbedienza variava a seconda della distanza fisica e psicologica tra il soggetto che impartiva le punizioni (l’insegnante) e la vittima.
“La maggior parte delle persone è capace di azioni crudeli verso altri esseri umani, se è un’autorità ad impartire l’ordine.”
Stanley Milgram
L’obbedienza è influenzata dalla “ridefinizione del significato della situazione”. In altre parole, la situazione viene interpretata in modo tale da giustificare azioni altrimenti inaccettabili, come la violenza.
Questo porta l’individuo a percepirsi come un semplice esecutore di ordini, riducendo il senso di responsabilità personale per le azioni compiute.
Le ricerche successive, basate sul paradigma di Milgram, portarono ad ulteriori conferme. Questi studi sono stati anche collegati a indagini sul comportamento umano in contesti estremi, come ad esempio lo sterminio nazista, per comprendere meglio i fattori che possono portare le persone a compiere atti di violenza e crudeltà sotto l’influenza di autorità percepite come legittime.
Il test “The Push” di Derren Brown, affiancato agli studi di Stanley Milgram, offre una prospettiva essenziale e a tratti inquietante sulla psicologia dell’obbedienza e della manipolazione. Rivelando aspetti della natura umana che sono fondamentali non solo per la psicologia, ma anche per la sociologia, l’etica e la filosofia. Questi studi ci ricordano che la comprensione della mente umana è un viaggio continuo, ricco di sfide e scoperte, e che il nostro comportamento è profondamente influenzato dalle strutture di potere e dalle dinamiche sociali che ci circondano.
In definitiva, ci spingono a riflettere sulla nostra capacità di resistere alle pressioni esterne e di rimanere fedeli ai nostri principi etici in un mondo complesso e in continua evoluzione.
Silvia Morreale
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