Immaginate di trovarvi all’aeroporto, avete appena superato i controlli di sicurezza quando, a un tratto, un agente sbuca alle vostre spalle e vi dice:
“Controllo a campione, favorisca i documenti!”
Presi un po’ dall’agitazione del momento, iniziate a frugare frettolosamente all’interno della valigia per poi sfilare finalmente il portadocumenti da una delle tasche.
Non avete fatto nulla di male, ma quel controllo extra proprio non ci voleva! Infatti, il gate chiuderà a momenti e rischiate così di perdere il volo. Improvvisamente l’agitazione inizia a prendere il sopravvento e i movimenti del vostro corpo risultano innaturali, quasi meccanici. Continuate a fissare l’agente con occhi sgranati, le mani che vi sudano e il cuore che pompa a più non posso.
Dunque, la domanda sorge spontanea:
Come fa la polizia aeroportuale a distinguere un passeggero agitato da uno che, invece, sta nascondendo qualcosa?
Dovete sapere che il comportamento non verbale rappresenta oltre il 50% della comunicazione umana e il suo studio è particolarmente rilevante non solo negli aeroporti, ma in qualsiasi altro luogo pubblico caratterizzato da un intenso flusso di persone. La capacità di leggere i segnali non verbali può aiutare la polizia e gli addetti alla sicurezza aeroportuale a individuare comportamenti sospetti o indicatori di potenziale disagio.
Questa sorta di analisi del non verbale comprende l’individuazione di gesti, posture, espressioni facciali e altri segnali corporei che esprimono emozioni o intenzioni senza appunto l’utilizzo di parole. In ambienti come gli aeroporti dove le persone possono essere nervose per motivi legati al volo o ad altri fattori come ad esempio l’ansia o gli attacchi di panico, il non verbale può fornire importanti indizi sullo stato emotivo e comportamentale di un particolare soggetto.
La polizia aeroportuale e gli addetti alla sicurezza, infatti, sono addestrati a riconoscere questi segnali per identificare potenziali minacce o comportamenti considerati sospetti.
Ma come fanno a controllare ogni singolo passeggero presente all’interno dell’aeroporto?
Per rispondere a questa domanda occorre fare un passo indietro. Se il non verbale ci permette di captare determinati segnali, l’addestramento e la tecnologia ci aiutano a prevenire e contrastare i comportamenti illeciti. Infatti, oltre ai controlli standard, come la verifica dei documenti e il controllo delle valigie, la polizia può intervenire richiedendo accertamenti extra. Solitamente questo tipo di verifica viene riservata a tutti quei passeggeri che provengono da zone considerate “a rischio” o sono diretti in paesi con alto tasso di contrabbando e traffico di stupefacenti.
Joe Navarro, ex agente dell’FBI e autore di innumerevoli libri sul linguaggio del corpo, ha dedicato la sua carriera allo studio della comunicazione non verbale. Le sue ricerche hanno contribuito a identificare comportamenti specifici che possono indicare stress o nervosismo. I suoi lavori, ancora oggi, offrono una base scientifica di supporto alla formazione degli agenti di tutto il mondo.
I Segnali di Agio e Disagio
Joe Navarro ha fornito numerosi esempi di comportamenti non verbali che possono essere utili alla polizia all’interno degli aeroporti:
- Movimenti ripetuti e ansia: quando siamo agitati, solitamente tendiamo a ripetere gli stessi movimenti più volte, come ad esempio tamburellare con le dita o muovere su e giù il piede quando siamo seduti, questi segnali sono indicativi di stress o nervosismo. Inoltre, quando ci sentiamo a disagio tendiamo a toccarci frequentemente il viso, la testa o il corpo, questo a causa di un meccanismo inconscio di auto-conforto.
- Distanza e Postura: Le persone a proprio agio tendono a mantenere una distanza personale appropriata, soprattutto durante un controllo di sicurezza, inoltre i loro movimenti risultano naturali (sguardo rivolto verso l’agente, angoli delle labbra verso l’alto, volto e spalle rilassati) . Al contrario, coloro che si sentono insicuri o a disagio assumono una postura decisamente più rigida, tenendo alle volte le braccia incrociate ed evitando il contatto visivo con la polizia.
- Occhi e Sguardo: Evitare il contatto visivo o mantenere lo sguardo fisso in un dato punto possono essere segnali di stress più che di disonestà, infatti chi mente, al contrario di quanto viene detto da presunti esperti del non verbale sui social, tenderà a guardarvi proprio dritto negli occhi. Navarro, inoltre, sottolinea che il modo in cui una persona guarda gli altri o osserva l’ambiente circostante può rivelare molto sul suo stato mentale.
- Comportamento Insolito: esistono dei comportamenti considerati inusuali, come ad esempio camminare avanti e indietro in un luogo pubblico senza un motivo apparente, mostrare una postura rigida e un volto come raffigurato nella foto n.3, possono essere segnali rilevanti per un addetto alla sicurezza.
Ci tengo a specificare che non è assolutamente facile cogliere questi segnali, infatti occorrono innumerevoli ore di studio, test e un duro addestramento, inoltre non basta il non verbale a classificare un individuo come pericoloso o bugiardo. Solitamente i professionisti tendono a interpretare i segnali non verbali in modo oggettivo, evitando pregiudizi e discriminazioni. Infatti, il non verbale in sé non ha carattere probatorio, dunque occorrono ulteriori prove inconfutabili e ricerche effettuate da altri professionisti per poter successivamente procedere legalmente nei confronti di una persona!
Evitiamo dunque di credere a tutte le bufale che circolano su questo settore e impariamo, invece, a comprendere in modo scientifico come imparare a osservare mantenendo un approccio professionale e razionale.
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Silvia Morreale
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