3 dicembre 1926, Berkshire (Regno Unito) – Ore 21 e 30, Agatha Christie esce di corsa dalla sua dimora, la Greenway House (conosciuta anche con il nome di Styles Court), per poi salire a bordo della sua Morris Cowley. Un velo di oscurità sembra essersi posato sul suo volto: pensieri e paure si intravedono nello sguardo perso e rivolto verso una strada senza meta.
Il giorno seguente, la polizia ritroverà la sua auto con i fari accesi vicino al Silent Pool, un piccolo lago del Newlands Corner, nel Surrey.
“L’auto è stata ritrovata in una posizione tale da indicare che aveva avuto luogo qualche operazione insolita: a metà di un pendio erboso, ben lontano dalla strada principale, con il cofano sepolto da alcuni cespugli, come se fosse andata fuori controllo. Nell’auto è stata trovata una pelliccia, una valigetta contenente vari articoli di abbigliamento da donna e una patente di guida che indicava che il proprietario era la signora Agatha Christie di Sunningdale, Berks.”
(The National Archives, Agatha Christie: ricerca da parte della polizia e di volontari civili quando la sua macchina fu trovata abbandonata, 1927. Rif. catalogo: HO 45/25904)
Questa assurda vicenda, che sembra essere uscita direttamente da uno dei romanzi della stessa Christie, a dire il vero rappresenta un fatto realmente accaduto. Agatha Christie, un bel giorno di dicembre, scomparve nel nulla per ben 11 giorni. Sono state tante le ipotesi fatte a riguardo: qualcuno diceva che era una specie di bravata ingegnata dalla stessa autrice per creare suspense, visto che a breve avrebbe presentato il suo nuovo romanzo. Per qualcun altro, invece, Agatha Christie avrebbe litigato con il marito, Archibald Christie, lo stesso che, esattamente la sera della scomparsa di sua moglie, avrebbe abbandonato Styles Court per raggiungere la sua amante (Nancy Neele). Ad avvalorare questa seconda tesi furono le voci che correvano da tempo su un presunto divorzio.
La verità, spesso e volentieri, si trova nel mezzo. Dunque, prima di giungere a una conclusione, vediamo di ripercorrere insieme la strada della sua scomparsa.
Eravamo rimasti alla notte del 3 dicembre del 1926, una sera fredda ma apparentemente tranquilla. Agatha Christie, al volante della sua auto, inizia un lungo viaggio verso l’oscurità londinese. La mattina seguente, la stessa auto fu rinvenuta a poca distanza dal lago accostata ad una siepe vicino a una fossa. Partirono così le ricerche, accompagnate da innumerevoli articoli pubblicati dal New York Times, ai migliori giornali di Londra. Oltre 10 mila persone parteciparono alle ricerche: volontari, poliziotti e amici. Vennero utilizzati mezzi di ogni tipo e addirittura Sir Arthur Conan Doyle convocò una medium per cercare di rintracciarla. Passarono ore e giorni interminabili, qualcuno iniziò addirittura ad accusare il marito di omicidio, ma non c’era alcuna traccia né prova che potesse sostenere questa tesi.
Archibald Christie iniziò a rilasciare interviste alla stampa locale in cui dichiarava la sua innocenza, oltre all’estraneità dei fatti. Dagli articoli si evince quanto segue:
“Mia moglie aveva discusso della possibilità di scomparire a piacimento. Le era passato per la mente di orchestrare una scomparsa, probabilmente per motivi di lavoro. Personalmente, credo che sia quello che è successo. È assolutamente falso affermare che ci sia stato qualcosa di simile a un fantomatico omicidio o a un litigio tra me e mia moglie, venerdì mattina… Deploro fortemente l’introduzione di qualsiasi chiacchiericcio in questa faccenda…”
Dalle indiscrezioni risultò più preoccupato per la sua reputazione (ossia che venisse a galla il tradimento) rispetto alla scomparsa della consorte.
Fin dai primi giorni della sua sparizione iniziarono a spuntare diverse lettere che la stessa Christie avrebbe lasciato rispettivamente: alla segretaria, al cognato e al marito. Nessuno di loro, però, divulgò il contenuto, così la polizia iniziò a parlare di “suicidio”. Il lago, a pochi passi dal luogo in cui fu rinvenuta l’auto della scrittrice, infatti, era soprannominato “piscina silenziosa” proprio a causa dell’aspetto che lo rendeva all’apparenza senza fondo. Tuttavia, anche questa tesi fu abbandonata molto presto.
Nel frattempo, una signora di nome Teresa Neele raggiunse l’Hydropathic hotel (ora Old Swan) a Harrogate. Era sprovvista di valigie e aveva un temperamento piuttosto curioso. Ordinò una delle stanze più belle e sembrava non preoccuparsi affatto delle spese che avrebbe dovuto sostenere. Una giovane cameriera di nome Rosie, che serviva la signora Neele ormai da qualche giorno, iniziò a notare qualcosa di strano nella donna. Le sembrava di averla già vista da qualche parte, come se avesse un “volto familiare”. Solo quando lesse la notizia sul Daily Express, circa la scomparsa della stimata scrittrice di gialli, (un articolo che tra l’altro riportava anche diversi ritratti), collegò i pezzi: Teresa Neele non era altro che la grande Agatha Christie.
Fu così che dopo giorni di ricerche, la polizia ricevette una soffiata da parte della stessa Rosie. Dai dati del registro, infatti, risultarono diverse coincidenze: la prima riguardava la data del soggiorno (avvenuta proprio la notte del 3 dicembre), mentre la seconda poneva evidenza allo pseudonimo utilizzato dalla scrittrice “Mrs. Teresa Neele of Cape Town” (Neele, come il cognome dell’amante del marito Archie).
15 dicembre 1926, il ritorno di Agatha Christie. Dopo il suo ritrovamento, la scrittrice non volle dare alcun tipo di spiegazione, ma da un’intervista del 1928, presso il Daily Mail, dichiarò quanto segue:
“Quella notte mi sentii terribilmente infelice. Sentivo che non potevo più andare avanti. Uscii di casa in uno stato di forte tensione nervosa con l’intenzione di fare qualcosa di disperato. Quando ho raggiunto un punto della strada che pensavo fosse vicino alla cava, ho svoltato con l’auto fuori strada giù per la collina verso di essa. Ho lasciato il volante e l’auto ha iniziato a seguire la discesa. Poco dopo colpì qualcosa con un sobbalzo e mi fermai all’improvviso. Sono andata contro il volante e ho sbattuto la testa. Fino a quel momento ero la signora Christie…”.
Il The Guardian, invece, evidenziò un altro aspetto della vicenda, quello legato alla perdita della memoria:
“Così, frastornata e angosciata, ma viva, sono scesa dalla macchina. Con ferite alla testa e al petto dovute all’impatto, ho camminato attraverso la campagna invernale in uno stato alterato. Mi sentivo rinata, come se il mio passato non esistesse più. Abbandonai la macchina e me ne andai, uscendo così dalla mia vecchia vita.”
Dalla ricostruzione della vicenda, successivamente venne alla luce un particolare in grado di spiegare il suo stato mentale al momento della scomparsa: Agatha Christie aveva subito un lutto importante, la madre infatti era scomparsa da poco, inoltre i tradimenti del marito Archie le avrebbero causato non pochi problemi. Dunque, secondo alcuni, avrebbe sofferto di una specie di “fuga dissociativa”, ossia l’allontanamento improvviso dal lavoro o dalla dimora abituale seguita dall’incapacità di ricordare il proprio passato. Questo stato mentale, causato da un trauma o da stress, innesca un meccanismo tale da intaccare la memoria del soggetto fino a fargli dimenticare persino la propria identità.
Giunti alla conclusione di questa vicenda, possiamo dire soltanto una cosa: la notte della sua scomparsa, Agatha Christie visse un doloroso episodio mentale, un trauma provocato dalla morte della madre e dalla fine del suo matrimonio.
Utilizzare una nuova identità le aveva permesso di reinventarsi e, solo per un momento, dimenticarsi di tutto ciò che l’aveva fatta soffrire.
“Ora nella mia mente ero diventata la signora Teresa Neele del Sud Africa”
Una donna che portava lo stesso cognome dell’amante di Archie e che veniva da un posto dove lei e il marito erano stati felici.
“Non puoi scrivere il tuo destino, ma puoi fare quello che vuoi con i personaggi che crei”.
Con queste parole, la regina del giallo, spiegò al mondo intero quello che aveva provato in quei 11 giorni di libertà e di fuga da una realtà che le era diventata ormai troppo stretta. Quando hai il potere di ideare storie così intense e misteriose, spesso capita di perdersi nella finzione, soprattutto quando la fantasia sembra molto più divertente e affascinante della realtà.
Silvia Morreale
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