Mentre un timido sole si affacciava a poco a poco, Cabot Cove si tingeva di sfumature autunnali.
Il mio sguardo si perdeva in quel dipinto naturale. Le case in stile vittoriano, schierate come pedine su una scacchiera, lasciavano trasparire quel senso di pace e accoglienza tipico dei paesini del Maine. Un profumo d’ortensia mi accompagnava per tutto il tragitto, mentre distese di margherite e narcisi coloravano i porticcioli delle case.

Jessica Fletcher, dall’altro capo della strada, mi faceva segno con la mano. Il suo sorriso, sempre smagliante, si rifletteva sul mio volto restituendo il riflesso di chi sa che trascorrerà una giornata indimenticabile. Al suo fianco, la fedele accompagnatrice di avventure: una bicicletta stile vintage corredata da un cestino in vimini che lasciava intravedere giornali e terriccio.
«Oh cara, che piacere!» la sua voce, che avevo solo ascoltato in tv, ora era più vivida che mai.
«Signora Fletcher, sono così onorata di fare la sua conoscenza…» stavo per proseguire, ma Jessica mi precedette.
«Jessica per gli amici, te ne prego. E dammi del tu, a Cabot Cove siamo come una grande famiglia!» le sue braccia mi avvolsero in un tenero abbraccio, fino a quando mi invitò a proseguire.
«Una tazza di caffè?»
«Assolutamente, sì!»
Se solo mi avessero detto che un giorno avrei camminato fianco a fianco alla grande “Signora in giallo”, non ci avrei affatto creduto. Anzi, probabilmente avrei riso per l’assurdità della cosa. Invece, eccomi qui, dopo un viaggio estenuante raggiungevo l’isola che non c’è, senza pirati né fate o bimbi sperduti, ma ricca di misteri ancora da svelare.

Quel caffè lo avevo accettato molto volentieri, ma più che per svegliarmi, in realtà mi serviva per rendermi davvero conto di quello che stavo facendo. Come quando sogni una cosa talmente autentica da non riuscire a distinguere la realtà dalla finzione.
«La tua lettera mi ha incuriosita molto, soprattutto perché al giorno d’oggi nessuno invia più lettere» la risata uscì spontanea.
«Signora Fletcher, voglio dire…Jessica. In realtà, non credevo di ricevere una risposta ma ci ho sperato fino all’ultimo»
«Che ne dici di cominciare subito, allora?» con un movimento leggero, Jessica appoggiò la sua compagna di avventure lungo una staccionata. «Mi hai chiesto del potere del non detto, di quanto il corpo sia in grado di rivelarci molte più informazioni rispetto a quanto possano farlo le parole.»
«Esattamente, sto svolgendo una ricerca sul comportamento non verbale, ma vorrei raccogliere qualche informazione in più.»
E fu così che iniziò la nostra avventura.

Le parole raccontano sempre una storia, ma dimentichiamo troppo spesso il primo e unico modello comunicativo. Lo stesso che ci accompagna ancora oggi, un linguaggio non scritto ma naturale, inconscio e universale: il non verbale. Gesti, movimenti, microespressioni, postura e tono di voce possono rivelarci molte più cose di quanto immaginiamo. Sai perché si usa l’espressione: “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”, o ancora “Te lo leggo in faccia”?. Persino la Signora in giallo utilizzava il non verbale per cercare di scoprire le vere intenzioni dei suoi sospettati. Ti basterà guardare qualche episodio della serie per intravedere quante allusioni ci sono nel non detto, e quanto per la nostra scrittrice siano essenziali per risolvere i suoi intricati omicidi.
Mentre Jessica scrutava i volti dei passanti, ricominciò a parlare:
«Qui a Cabot Cove, ho imparato a leggere tra le righe degli sguardi. Quando scrivo i miei gialli, cerco sempre di riportare soprattutto i movimenti e le espressioni che fanno i miei personaggi. Un’occhiata evasiva, uno sguardo sostenuto o le pupille dilatate, possono mostrarci insicurezza, verità, menzogna o addirittura paura.»
Ero incredibilmente affascinata da quelle parole, avevo studiato tutto sull’argomento, ma vedere come persino la regina del giallo ne fosse a conoscenza, e utilizzasse lei stessa quelle tecniche per smascherare i criminali, mi rendeva fiera e curiosa allo stesso tempo.
«Anche la postura è molto importante. In realtà ci dice davvero molto sullo stato d’animo di una persona…soprattutto quando tocchiamo un tasto dolente!»
Effettivamente è proprio vero: esistono diversi segnali di apertura o chiusura e se desideriamo scoprire le vere intenzioni di una persona, in un dato momento, non ci basterà far altro che imparare a osservare.
«Una postura eretta può esprimere sicurezza o magari un semplice tentativo di nascondere l’insicurezza; le spalle curve, invece, potrebbero indicare tristezza o preoccupazione. Ho risolto non pochi casi osservando la postura delle persone, soprattutto quando ponevo loro delle domande piuttosto scomode.»
Una volta giunte al cafè locale, Jessica mi bloccò per farmi notare qualcosa che si trovava al di là della vetrata. Un gruppo di persone sembravano immerse in una conversazione piuttosto accesa:
«I gesti delle mani, sono spesso l’involontaria espressione dei nostri pensieri più intimi. Ad esempio, un pugno chiuso potrebbe segnalare frustrazione o rabbia, mentre mani che giocherellano con un oggetto possono tradire nervosismo o ansia.» il suo sguardo seguiva quello del gruppo misterioso. «Non è possibile controllare i movimenti del corpo, ma bisogna sempre tenere conto del contesto.»
Con lo sguardo seguivo Jessica mentre salutava i suoi amici e si apprestava ad accaparrarsi il solito posto vicino alla vetrata.
«Cara Silvia, se il mio amico Seth sentisse i nostri discorsi sarebbe alquanto contrariato» sorrideva, mentre con il suo modo dolce e garbato, ordinò caffè e torta della casa per entrambe.
«Un medico che non crede nella scienza?» la mia espressione aveva assunto quella da punto interrogativo.
«Quando si tratta di questo tipo di scienza ecco…temo che il mio caro amico Seth sarebbe in grado di mostrarti apertamente il suo disappunto»
Poco dopo, arrivarono due belle tazze fumanti in ceramica opaca con delle decorazioni piuttosto antiquate, accompagnate da due deliziosi piattini con la stessa fantasia. Le torte avevano un aspetto davvero delizioso!
«Dove eravamo rimaste? Ah, giusto! I gesti…devi sapere che esistono solo alcune emozioni che possiamo codificare in modo scientifico»
«Gioia, tristezza, rabbia, disprezzo, disgusto e paura» dissi sicura.
«Molto bene! Credo che tu sappia a questo punto cosa siano le microespressioni.»
Sono molto difficili da individuare, poiché durano solo un quarto di secondo. La velocità con cui si presentano sul volto determina la veridicità dell’affermazione o dell’emozione provata dal soggetto. Ecco perché le microespressioni non possono essere controllate e sono il vero metro con cui distinguere la menzogna dalla verità.

«Certamente, si tratta di una serie di movimenti molto veloci che tendiamo a fare in maniera naturale quando ad esempio ci spaventiamo, abbiamo paura o proviamo disprezzo.»
«Esattamente, brevissimi movimenti facciali, quasi impercettibili, che spesso tradiscono emozioni inconsce. Basti pensare ad un movimento delle sopracciglia verso l’alto o verso il basso, agli angoli della bocca che si alzano o si abbassano, alle pupille che si allargano…», fece una piccola pausa per poi aggiungere: «Le persone sono complesse e straordinarie. Non esiste una regola universale nel leggere il non verbale. È un vero rompicapo, dove ogni pezzo, ogni gesto, ogni sguardo, ha un suo significato unico nell’insieme della comunicazione.»
Una volta usciti dal cafè, raggiungemmo a piedi la libreria. Jessica doveva presentare il suo nuovo romanzo e non mi sarei persa per niente al mondo quell’occasione.

«Ogni volta che mi imbatto in un nuovo mistero,» mi sussurrò Jessica, «non sono solo le parole a guidarmi, ma quello che sta dietro di esse, nascosto tra le pieghe del silenzio.»
La mia giornata a Cabot Cove con Jessica Fletcher si concluse con un caldo arrivederci. Uscita dalla libreria, tenevo stretto al petto il suo nuovo romanzo. La mia curiosità nel leggere la sua dedica era così forte da farmi procedere a rilento. Con le mani ancora tremolanti iniziai a leggere:
“In un mondo in cui le parole possono ingannare, il corpo, spesso, racconta la verità. Come in ogni intricato giallo che mi trovo a decifrare, il mistero risiede sempre nei dettagli più sottili.
Che la tua innata curiosità ti guidi oltre ogni apparente inganno.”
Con affetto, Jessica Fletcher
Così, con una nuova lente attraverso cui osservare il mondo, continuo il mio cammino, profondamente consapevole del potente potere del linguaggio non verbale.
Silvia Morreale
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Wow! Bellissimo questo articolo!
Grazie Ale! Vedrò di scriverne altri utilizzando nuovamente questo stile 🙂
Bellissimo articolo, non avevo mai pensato a questo particolare, ci starò più attenta alla prossima occasione
Sonia ti ringrazio per aver dedicato il tuo tempo al mio articolo. Presto analizzeremo insieme anche le serie, quindi scoprirai anche tante altre cose (e non parlo solo della signora in giallo). Un abbraccio 🙂
i tuoi articoli si possono definire con la frase : colpito e affondato.
Sai sempre come prendere il lettore complimenti !!🔥
Mattia, ti ringrazio di cuore per le tue parole! Sono davvero felice che ti sia piaciuto 🙂
Questo articolo è meraviglioso, mi sono immedesimata così tanto che ho letto le battute di Jessica Ftlecher con la sua voce. Dopo il tuo corso è bello scoprire ancora nuove cose e soprattutto in modo semplice e tremendamente coinvolgente, sei bravissima! ❤️
Iole 🙂 ti ringrazio per le tue bellissime parole! Mi fa piacere sapere che ti sia piaciuto, ma soprattutto che il mio corso ti abbia dato la possibilità di notare quelle piccole cose che sfuggono alla maggior parte delle persone! Ti abbraccio forte <3