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Per rispondere a questo quesito, cercando una possibile soluzione al nostro “rebus inconscio”, occorre fare affidamento alla psicologia.

La dottoressa Grazia Attili, professore in Psicologia sociale presso la Sapienza di Roma, ha dichiarato come generalmente l’essere umano sia attratto da persone che, inconsapevolmente, valuta essere “un potenziale buon genitore”. Nella scelta del partner, però, questo non sempre sembra accadere: molto spesso scegliamo una persona, non perché sia giusta per noi, ma perché crediamo possa colmare quel senso di vuoto interiore.

Esiste una regola universale secondo cui siamo esseri nati a metà, cresciuti con la convinzione di dover per forza cercare l’altra parte mancante, per sentirci finalmente felici; questo non fa che confonderci e renderci fragili. Nessuno nasce a metà, non abbiamo bisogno di un partner per poter vivere la nostra vita a pieno e, soprattutto, per essere felici. Quando imponiamo a noi stessi di avere una relazione, ecco che inevitabilmente ci accontentiamo della prima persona che ci capita a tiro. Non ha alcuna importanza se non è la persona giusta per noi, l’importante è non stare da soli.

Ed ecco che si presenta questa prima grande paura dell’essere umano: la solitudine. Talvolta crediamo che sia un male, non avere un compagno o una compagna con cui condividere del tempo, ci porta a credere di avere qualche problema: “Se ho 30 anni e sono single, allora c’è qualcosa che non va!”.

Vi svelo un piccolo segreto: non è affatto così! Trovare una persona con cui condividere la propria vita non è di certo un’impresa facile e, soprattutto, non dovrebbe essere lo scopo della nostra esistenza. Dobbiamo fidanzarci, poi sposarci, poi avere figli. Dobbiamo? Prima di tutto, cerchiamo di capire cosa “vogliamo” e non quello che “dobbiamo fare”. Quando ci focalizziamo su noi stessi, sui nostri sogni, sui nostri obiettivi di vita, ecco che, senza accorgercene, aumentiamo la consapevolezza verso noi stessi, iniziamo ad amarci di più ed alimentiamo la nostra autostima.

Oscar Wild scriveva:

“Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta una vita”.

Mai come oggi, queste parole mi sembrano più attuali.

Ma cosa c’entra tutto questo discorso con la scelta del partner sbagliato?

La psicologia ci aiuta a comprendere i motivi che si celano dietro le nostre scelte, mentre gli esperti in materia hanno studiato a lungo quelli che vengono chiamati i “delitti passionali”. In gergo giornalistico si utilizza questa espressione per definire l’omicidio il cui movente è da attribuirsi a gelosia o desiderio di vendetta dell’omicida. Secondo i dati Istat del 2018, sono stati commessi 345 omicidi, di cui 133 nei confronti delle donne; aumenta dunque la quota di donne assassinate: dal 11% del 1990 al 38,6% nel 2018.

Un dato davvero allarmante se contate che, per le donne, il rischio incombe soprattutto nell’ambiente domestico: dove il 54,9% ricopre omicidi da parte del partner o dall’ex partner della vittima.

Insomma, quando la relazione amorosa si trasforma in un vero incubo, non è semplice tirarsene fuori. Non è facile per le vittime cercare di fronteggiare una situazione del genere, anzi, molto spesso diventano vittime due volte: prima del proprio partner e poi del mondo intero. Ci si domanda come hanno fatto a cadere nelle mani di questi predatori, come hanno fatto a fidarsi? Sono state tantissime le donne che hanno cercato di raccontare la propria storia attraverso i social. Liberarsi dal “mostro” non è una cosa così semplice: appostamenti sotto casa, minacce di morte, denunce.

Valentina, Gessica, Filomena, Lucia, Maria, sono solo alcuni dei tanti esempi di donne sopravvissute alle violenze degli ex partner, molte di loro, sono state sfregiate con l’acido. Conducevano una vita come tante, avevano una relazione “apparentemente” normale, ma, nonostante abbiano rischiato la vita, sono state ulteriormente vittime della cattiveria gratuita di persone che hanno avuto il coraggio di ribadire:  “Se la sono cercata”. Quando cadi vittima di una relazione malata non sai quello che stai facendo, non riesci a ragionare con la tua testa. Vedi, senti e pensi con la mente del tuo partner.

Vi sono altrettanti uomini vittime di stalking da parte di donne che non hanno accettato la fine del rapporto, oppure, sono stati accusati ingiustamente di abusi sessuali quando, invece, il rapporto è stato consenziente. I crimini non hanno sesso, possono essere commessi tanto dagli uomini, quanto dalle donne, inoltre, i dati confermano l’aumento degli omicidi legati alla relazione passionale.

Lavorare su se stessi, sul proprio benessere, alimentare la fiducia nelle proprie capacità e, magari, affrontare un percorso terapeutico affidandosi agli esperti, potrebbe sicuramente migliorare le vite di coloro che si rifugiano nel partner o nel proprio genitore, per ottenere una sorta di “approvazione”. Nel mondo delle relazioni subentrano diversi fattori, che possono compromettere la nostra percezione della realtà dei fatti: sappiamo che il nostro compagno ci tratta male, ma non ci diamo peso oppure lo perdoniamo, perché inconsciamente crediamo di meritarci quel trattamento. I nostri ricordi, le nostre esperienze, soprattutto nella fase adolescenziale, hanno un grosso impatto sul nostro modo di relazionarci con gli altri, per questo motivo non è corretto giudicare le vittime etichettandole come “deboli”.

Alimentiamo la nostra empatia, la nostra capacità di comprendere il prossimo senza giudicarlo, affidiamoci agli esperti che potrebbero cambiare la nostra vita aiutandoci a scegliere il percorso più giusto per noi.

Silvia Morreale

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